martedì 31 gennaio 2012

TAGLI CAMERA

Camera: taglio di 1.300 euro dello stipendio dei deputati. Tetto anche ai compensi dei manager pubblici


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Da un lato la Camera che dà il via libera definitivo al sistema contributivo per i deputati e per i dipendenti di Montecitorio e taglia del 10% lo stipendio del Presidente, dei vicepresidenti, dei questori e dei presidenti di Commissione. Dall'altro il presidente del Consiglio, Mario Monti, che trasmette alle Camere lo schema di decreto che fissa un tetto allo stipendio dei manager pubblici. Così le Istituzioni provano a dare il buon esempio e a fare la propria parte di sacrifici chiesti a tutto il paese nel grave momento di crisi economica. Martedì toccherà al Senato nell'ufficio di presidenza delle 15 convocato per prendere le medesime decisioni che sono uscite dall'organo omonimo a Montecitorio.



I tagli. Al termine di una riunione di due ore, l'ufficio di presidenza di Montecitorio per sottolineate i 'sacrifici' chiesti ai deputati riepiloga i tagli e i mancati adeguamenti dello stipendio messi in atto negli ultimi 6 anni: ne viene fuori che se dal 2006 la Camera non avesse toccato gli stipendi dei deputati, oggi l'importo dell'indennità parlamentare sarebbe stato superiore a quello attuale del 20%: sarebbe stata cioè di 6769 euro al mese, ai quali si sarebbero aggiunti i 3.503 euro per le spese di soggiorno (la cosiddetta diaria), e i 3690 euro di rimborso forfetario per le spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori, per un totale di 13962 euro al mese (al lordo delle ritenute regionali e comunali). Oggi invece chi siede tra i banchi di Montecitorio riceve uno stipendio netto che si aggira intorno ai 10.500 euro: 5.246 di indennità parlamentare (al lordo delle addizionali regionali e comunali), 3503 di diaria e 1800 di rimborso forfettario.

La busta paga risulta più magra per il taglio del 50% del rimborso forfettario (i restanti 1800 euro dovranno essere rendicontati con contratti, ricevute ecc.) mentre dalla voci del trattamento economico non viene toccata oggi né la diaria né l'indennità parlamentare: quest'ultima per la verità con il sistema contributivo sarebbe lievitata di 1300 euro a causa di un diverso sistema di tassazione. L'ufficio di presidenza è dovuto intervenire quindi con quello che Antonio Mazzocchi (Pdl), questore della Camera, definisce "un atto di prepotenza che non so se sia giuridicamente valido ma che abbiamo dovuto fare perché il sistema contributivo è sottoposto a un altro tipo di tassazione che avrebbe fatto aumentare lo stipendio del deputato di 1300 euro lordi: si tratta di meno tasse che dovrebbero essere restituite ai deputati. Ma siccome sappiamo che in questo momento non sarebbe stata tollerata una cosa del genere abbiamo deciso di spostare quei soldi in più spettanti ai parlamentari in un fondo Camera". Utilizzabile magari per eventuali ricorsi contro lo stop ai vitalizi come quelli - una ventina - già presentati al Consiglio di Giurisdizione presieduto dal finiano Giuseppe Consolo che si riunirà il prossimo 2 febbraio.

Addio ai vitalizi. Sono stati aboliti a partire dal 1° gennaio 2012, ed è stato previsto un sistema previdenziale basato sul metodo di calcolo contributivo (oggi è stato adottato il relativo regolamento). Quanto ai risparmi generati dalla nuova disciplina, la riduzione degli oneri derivanti dal solo innalzamento del requisito anagrafico per l`accesso al trattamento è stimabile in € 350.000 per il 2012; € 1.200.000 per il 2013 e € 2.000.000 per il 2014. "In pratica - si legge nella nota della Camera - per i deputati che saranno eletti per la prima volta a partire dalla prossima legislatura, l`importo del trattamento calcolato con il metodo contributivo potrà essere, in taluni casi, pari a circa un terzo di quello cui avrebbe avuto diritto sulla base della previgente disciplina. L`insieme di queste misure ha comportato, solo in questa legislatura, una riduzione delle competenze spettanti a ciascun deputato di un importo che può variare tra i 1.250 e 1.500 euro in meno



Il tetto agli stipendi dei manager pubblici. "Il governo Monti è pienamente consapevole dell'importanza del contenimento dei costi degli apparati burocratici. Dal buon esito dell'operazione dipendono sia il successo dei programmi di risanamento dell'economia, sia quello degli stimoli alla crescita e competitività. Il contenimento dei costi della burocrazia contribuirà cosi a rafforzare il credito di fiducia che i Paesi dell'Eurozona e gli investitori internazionali decideranno di accordare all'Italia nei mesi a venire". Lo afferma una nota di Palazzo Chigi sullo schema del provvedimento sul tetto agli stipendi dei manager pubblici. Per questo motivo "in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il Presidente Mario Monti ha trasmesso al Presidente del Senato, Renato Schifani, e al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel 'Salva Italia'".

Il parametro di riferimento per tutti i manager - Il provvedimento si fonda su due principi: Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite. Secondo: per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale. Resta valido il tetto massimo indicato in precedenza. Lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà sottoposto al preventivo parere delle competenti commissioni di Senato e Camera. Contestualmente, la Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l'ammortamento dei Titoli di Stato delle risorse rese disponibili dall'applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma.

Le risorse non potranno andare a copertura di altre spese - Il decreto è in linea con gli scopi che il Governo, sin dal suo insediamento, si è prefissato affinché il tema divenisse parte integrante, e centrale, dell'agenda istituzionale. I provvedimenti varati finora - in particolare quelli noti come "Salva Italia" e "Cresci Italia" - procedono in questa direzione. Intendono cioè eliminare - o quanto meno ridurre - gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi.

30 gennaio 2012

Redazione Tiscali



sabato 28 gennaio 2012

PROSSIMA SETTIMANA

VI SPIEGHERO' E DIMOSTRERO' I MILIONI DI EURO DI SPRECO CHE STANNO AVVENENDO NELLA NOSTRA REGIONE ED IN PARTICOLAR MODO A PERUGIA CON DOCUMENTI ED IMMAGINI E DOVE SEMBRA CHE NON INTERESSI NESSUNO ANCHE PERCHE' L'UMBRIA è UN QUARTIERE DI ROMA . STRISCIA LA NOTIZIA FA SERVIZI PER SPRECO DI 100 MILA EURO E NON VIENE A  PERUGIA PER UNO SPRECO DI 60 MILIONI DI EURO COME MAI ? POTERI TROPPO FORTI NONOSTANTE SIAMO UNA REGIONE PICCOLA ?

AUTO BLU GIUDICATE VOI


GESENU E ACQUA AUMENTO TARIFFE

Acqua e rifiuti, in arrivo il doppio aumento Per Gesenu e servizio idrico bollette verso l’incremento fino al 6% già a partire dal 2012. Parte dei rincari causati da chi non paga
di ANTIOCO FOIS
PERUGIA - In cantiere c’è un doppio aumento per le bollette di acqua e rifiuti. Doppio per ciascun servizio, tanto che l’incremento della tariffa potrebbe ricorrere nell’anno in corso e un’altra volta nel successivo. Il balzo tariffario per i servizi erogati da Umbra acque è vincolato per legge a più 5% (oltre un eventuale 1% di adeguamento all’inflazione). Aumento dello stesso tenore anche per Gesenu le cui bollette potrebbero lievitare del 6%.
RIFIUTI D’ORO
La resa dei conti è attesa a giorni, tra Comune e Gesenu, per la determinazione della nuova tariffa del 2012. Sta di fatto che, oltre all’approvazione del Regolamento comunale per la gestione dei rifiuti urbani, la settimana prossima il Comune deciderà se varare l’incremento per la Tariffa di igiene mbientale (Tia) già dal 2012. L’esigenza di incamerare maggiori entrate, a quanto risulta da
fonti della società che gestisce raccolta e smaltimento dei rifiuti, deriva da un sistema di raccolta porta a
porta sempre più capillare, oltre ad un adeguamento all’inflazione. Più o meno il 3,5% quest’ultimo, al quale è stimato un ulteriore incremento che dovrebbe portare la bolletta a lievitare del 5-6%.
Non è finita, perché oltre all’incognita Tares, la nuova tariffa per i rifiuti urbani che entrerà in vigore dal
2013, sulle bollette dell’anno prossimo c’è un altro carico pendente.La colpa questa volta è di chi non paga i bollettini. I crediti più datati che Gesenu ha accumulato, infatti, dall’anno prossimo potrebbero essere dichiarati inesigibili, cioè non più recuperabili. La valutazione, rimandata al 2013, potrebbe innescare un’azione di recupero delle cifre non riscosse attraverso un ulteriore incremento tariffario per tutti gli utenti. Vale a dire che tutti i cittadini dovranno farsi carico dei mancati introiti, anche a quelli che hanno sempre pagato. ACQUA PIÙ SALATA L’acqua che scorre dai rubinetti in 38 comuni umbri (Perugia compresa) sarà sempre più salata. Anche per Umbra acque è in agguato un doppio aumento, discusso già in assemblea dei soci ma ancora da determinare, che potrebbe concretizzarsi già dall’anno in corso. Pericolo limitato al 6%, soglia oltre la quale difficilmente gli Ati 1 e 2 potranno decidere l’incremento della bolletta. Oltre all’aumento del costo dell’energia elettrica necessaria per il prelievo dell’acqua da distribuire (in Umbria l’acqua deve essere estratta dal sottosuolo) sulle spalle dell’Ente pesa anche il prossimo risarcimento di 7 milioni di euro ai 35mila utenti che per anni hanno pagato
il canone di depurazione pur senza essere collegati alla rete fognaria (per il recupero dei quali sarebbe
ammesso un aumento delle bollette anche oltre il 5% di base, purché nella media di un periodo di 5
anni non venga superata tale soglia). Se non bastasse, un’ulteriore ombra sulla tariffa del servizio idrico
integrato è rappresentata ancora dal sistema di depurazione, soggetto a 50 denunce per la non conformità di altrettanti scarichi che necessitano una messa a norma. Per evitare un’esposizione legale, Umbra acque deve dimostrare di aver utilizzato la leva dell’aumento tariffario per recuperare risorse al fine di mettere a norma il sistema di depurazione

TICKET RIVOLUZIONE

Ticket su pannoloni, ossigeno, cibi per celiaci e diabetici Spunta il “sanitometro” per le esenzioni SANITÀ LA RIVOLUZIONE


di CHRISTIAN CINTI

PERUGIA - Il “buco” diventa ogni giorno più profondo. E i tempi per cercare di recuperare risorse si
stringono con la stessa velocità. Diciassette miliardi, invece di quattro, da reperire fino al 2014.
Come? Lo stanno discutendo le Regioni che ieri l’altro si sono riunite attorno ad un tavolo per cominciare a studiare una via d’uscita. E (purtroppo) sembra che la soluzione punti sempre nella stessa direzione: i ticket. La Commissione salute delle Regioni ha elaborato una prima proposta che sia da cornice alla prossima redazione del Patto per la salute, individuando una serie di punti attorno ai quali sviluppare un piano organico ed efficace. Il primo problema è quello di dimezzare l’entità dei tagli, portandoli ad 8 miliardi di euro per il prossimo triennio. Ma nelle 51 pagine del documento si fa anche accenno a tutta una serie di possibilità da percorrere qualora la voragine dei conti pubblici rimanga
quella attuale. NUOVE TASSE Pannoloni, ossigeno terapeutico, prodotti per diabetici e cibi per celiaci. L’ipotesi - che tornerà ad essere discussa l’8 febbraio – prevede di introdurre costi aggiuntivi che
vadano ad inserirsi sui prezzi di questi presidi medico-sanitari. Si tratterebbe perciò di ticket nuovi di
zecca che rischiano di appesantire la spesa media delle famiglie. Seppure, la Commissione salute prevede la possibilità di introdurre un meccanismo di calcolo - detto “sanitometro” - che consenta di gravare di più sulle famiglie con i redditi più alti. Possibile anche l’innalzamento dell’età per le senzioni dai ticket da 65 a 70 anni.
GLI OSPEDALI
Il ministero della Salute avrebbe individuato 220 “mini ospedali” sparsi su tutto il territorio nazionale da
avviare a chiusura o riconversione. Un terzo delle strutture presenti in Umbria - con meno di 120 posti letto - sarebbe destinata allo stesso percorso (fatti salvi eventuali accorpamenti come per gli ospedali di
Narni-Amelia e Città della Pieve- Castiglione del Lago) o comunque a rientrare in un progetto di ioganizzazione, anche in vista di una complementarità con le strutture più grandi presenti. Parte delle spese per l’edilizia sanitaria potrebbe essere finanziata con l’introduzione di una ulteriore tassa, quella sui cibi spazzatura, che peserebbe su merendine, bibite gasate, caramelle. I PEDIATRI Nel ventaglio dei possibili interventi, anche quello di ridurre la platea dei pazienti dei pediatri. In pratica, resterebbero in carico degli specialisti soltanto i bambini da 0 a 7 anni. Gli, da 7 a 14 anni, finirebbero in carico ai medici di famiglia.
“R i vo l u z i o n e ” pediatri Agli specialisti saranno affidati soltanto i bambini fino a sette anni, mentre
gli altri (7/14) verranno seguiti dai medici di famiglia Rincari a metà Molti prodotti acquistabili in farmacia potrebbero rincarare, ma le strutture sono autorizzate a praticare sconti

martedì 24 gennaio 2012

RETRIBUZIONI E SPESE D'ORO

Dirigenti Asl, le retribuzioni


a peso d’oro del Perugino SANITÀ SCENARI E SPESE di SIMONETTA PALMUCCI

PERUGIA - Alt, fermi tutti: nessuna operazione-killer “dagli al privilegiato” nè tantomeno un

quadro dettagliato dei presunti “reprobi”. Si tratta di numeri e cifre, da cui ognuno potrà trarre la

sua morale. Tanto più che in queste settimane si discute di riforma del sistema sanitario regionale e di

accorpamento di Aziende e Asl Magari queste cifre aiuteranno a chiarire ciò di cui si parla e di chi

si parla. Per questo pubblichiamo i nomi dei novantasette dirigenti della sanità umbra che percepiscono

retribuzioni annue lorde superiori ai 100mila euro. I numeri, riferiti all’anno 2010, emergono

dai dati forniti dalle tre Asl della
provincia di Perugia e pubblicati nei rispettivi siti internet. Ogni retribuzione, lo specifichiamo, è il

risultato della somma di più voci: Stipendio tabellare, posizione parte fissa, retribuzione di risultato e

“altro”.

ASL 1

Enzo Passeri 100.379 euro, Giuseppe Pierluigi 138.788 euro, Sergio Cozzari 136.276 euro, Augusto

Corsi 102.755 euro, Giovanni Maria Rossi 117.283 euro, Gennaro  Maria F. Arcuri 110.057 euro,

Norberto Pentiricci 129.570 euro, Giuseppe Arcelli 100.747 euro, Maria Nicoletta Bondi Mancini

102.235 euro, Pietro Sforza 103.966 euro, Anna Rita Comodi 130.469 euro, Pasquale Parise

131.593 euro, Corrado Cecci 101.994 euro, Aurelia Nicasi 115.777 euro, Maurizio Cesari

112.804 euro, Luigi Repace 109.022 euro, Sandro Lepri 118.635 euro, Alessandro Benedetti

112.072 euro, Alessandro Leveque 102.647 euro, Teresa Tedesco 127.492 euro, Leonello Petasecca

Donati 102.405 euro, Daniela Fecchi 105.831 euro, Paola Biraschi 123.763 euro, Maria Patrizia

Lorenzetti 126.739 euro, Giovanni Battista Pauselli 114.039 euro, Roberto Paris 102.731 euro,

Roberto Norgiolini 114.868 euro, Filippo Balloni 128.789 euro, Paolo Filipponi 103.072 euro,

 Franco Checcaglini 136.994 euro, Mario Micheletti 105.908 euro, Sara Mandorla 116.333 euro,

Paolo Castellari 130.557 euro, Marco Manzini 117.725 euro, Marino Cordellini 113.711 Edoardo

Minciotti 116.802 euro, Fabio Gori 116.093, Luciano Sordini 109.881 euro, Silvano

Scarponi 112.762, Giovan Battista Sbordone 108.880, Stefano Ricci 115.561 euro.

Sono 97 i professionisti che percepiscono compensi annui lordi superiori a 100mila euro

ASL2 Giacomo Antonini 112.946 euro, Filippo Antonio Bauleo 114.071 euro, Guglielmo Benemio

130.222 euro, Bruni Biscottini 113.991 euro, Tarcisio Brachelente 117.099 euro, Fausto Breccolotti

109.668 euro, Antonio Maria Vittorio Cardona 115.241 euro, Carla Cicioni 122.722 euro,

Francesco Ciocca 101.589 euro, Claudia Covino 113.510 euro, Fabrizio Damiani 107.081 euro,

Antonio De Pascalis 113.973 euro, Maria Donata Giaimo 120.814 euro, Massimo Gigli 107.317 euro,

Marco Grignani 105.595 euro, Stefano Lentini 103.524 euro, Sergio Marchetti 116.914 euro,

Gaetano Miele 112.250 euro, Giorgio Miscetti  109.146 euro, Valter Papa 106.412 euro,

Elisabetta Rossi  108.570 euro, Antonio Ruina 129.496 euro, Antonio Selvi 111.280 euro,

 Donatella Seppoloni 115.529 euro, Simonetta Simonetti 100.051 euro.

ASL3

Roberto Americioni 107.431, Elio Annavini 115.716 euro, Simonetta Antinarelli 107.174 euro,

Luciano Biscarini 142.340, Sonia Biscontini 119.125 euro, Luciano Casciola 164.742 euro,

Giuseppe Castellucci 167.767 euro, Enrico Giuseppe Cristallini 116.655 euro,

Enzo Ercolani 143.242 euro, Carlo Farneti 103.286 euro, Ferruccio Farroni 117.845 euro,

 Franco Lanzi 102.178 euro, Alessandro Laureti 161.585 euro, Silvano Lolli 122.460 euro,

 Giovanni Lupidi 129.596 euro, Giorgio Maragoni 108.130 euro, Enrico Mariani 154.441 euro,

 Paola Menichelli 108.542 euro, Nazzareno Miele 127.163 euro, Silvio Monico 107.924 euro,

Pier Luca Narducci 123.360 euro, Giorgio Nicolic 107.532

Ausl 2 Il poliambulatorio di piazzale Europa a Perugia, sede di ambulatori e uffici anitari euro,

 Silvestro Parziano 115.358 euro, Federico Patriarchi 114.537 euro, Gianfranco Pelliccia 108.423 euro,

Franco Santocchia 120.301 euro, Luca Sapori 122.359 euro, Luciano Sonaglia 113.054 euro,

 Antonia Tamantini 116.998 euro, Elisabetta Todeschini 123.203 euro, Mauro Zampolini 120.145 euro,

 Raffaele Zava 105.012 euro.

domenica 22 gennaio 2012

CHE VERGOGNA E NOI DOBBIAMO FARE I SACRIFICI .....

E I POLITICI DOVREBBERO SOLO VERGOGNARSI


13 settembre 2011
Per la prima volta tolto il segreto su quanto costa ai contribuenti l’assistenza sanitaria integrativa dei deputati. Si tratta di costi per cure che non vengono erogate dal sistema sanitario nazionale (le cui prestazioni sono gratis o al più pari al ticket), ma da una assistenza privata finanziata da Montecitorio. A rendere pubblici questi dati sono stati i radicali che da tempo svolgono una campagna di trasparenza denominata Parlamento WikiLeaks.
Va detto ancora che la Camera assicura un rimborso sanitario privato non solo ai 630 onorevoli ma anche a 1109 loro familiari compresi (per volontà dell’ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini) i conviventi more uxorio.
Ebbene, nel 2010, deputati e parenti vari hanno speso complessivamente 10 milioni e 117mila euro.
Tre milioni e 92mila euro per spese odontoiatriche.
Oltre tre milioni per ricoveri e interventi (eseguiti dunque non in ospedali o strutture convenzionati dove non si paga, ma in cliniche private). Quasi un milione di euro (976mila euro, per la precisione), per fisioterapia. Per visite varie, 698mila euro. Quattrocentottantotto mila euro per occhiali e 257mila per far fronte, con la psicoterapia, ai problemi psicologici e psichiatrici di deputati e dei loro familiari.
Per curare i problemi delle vene varicose (voce “sclerosante”), 28mila e 138 euro. Visite omeopatiche 3mila e 636 euro. I deputati si sono anche fatti curare in strutture del servizio sanitario nazionale, e dunque hanno chiesto il rimborso all’assistenza integrativa del Parlamento per 153mila euro di ticket.
Ma non tutti i numeri sull’assistenza sanitaria privata dei deputati, tuttavia, sono stati desaggregati. “Abbiamo chiesto – dice la Bernardini – quanti e quali importi sono stati spesi nell’ultimo triennio per alcune prestazioni previste dal ‘fondo di solidarietà sanitaria come ad esempio balneoterapia, shiatsuterapia, massaggio sportivo ed elettroscultura (ginnastica passiva). Volevamo sapere anche l’importo degli interventi per chirurgia plastica, ma questi conti i Questori della Camera non ce li hanno voluti dare”. Perché queste informazioni restano riservate, non accessibili? Cosa c’è da nascondere?
Ecco il motivo di quel segreto secondo i Questori della Camera: “Il sistema informatizzato di gestione contabile dei dati adottato dalla Camera non consente di estrarre le informazioni richieste. Tenuto conto del principio generale dell’accesso agli atti in base al quale la domanda non può comportare la necessità di un’attività di elaborazione dei dati da parte del soggetto destinatario della richiesta, non è possibile fornire le informazioni secondo le modalità richieste”.
Il partito di Pannella, a questo proposito, è contrario. “Non ritengo – spiega la deputata Rita Bernardini – che la Camera debba provvedere a dare
una assicurazione integrativa. Ogni deputato potrebbe benissimo farsela per conto proprio avendo gia l’assistenza che hanno tutti i cittadini italiani.
Se gli onorevoli vogliono qualcosa di più dei cittadini italiani, cioè un privilegio, possono pagarselo, visto che già dispongono di un rimborso di 25 mila euro mensili, a farsi un’assicurazione privata. Non si capisce perché questa ‘mutua integrativa la debba pagare la Camera facendola gestire direttamente dai Questori”. “Secondo noi – aggiunge – basterebbe semplicemente non prevederla e quindi far risparmiare alla collettività dieci milioni di euro all’anno”.Mentre a noi tagliano sull’assistenza sanitaria e sociale è deprimente scoprire che alla casta rimborsano anche massaggi e chirurgie plastiche private – è il commento del presidente dell’ADICO, Carlo Garofolini – e sempre nel massimo silenzio di tutti.
…E NON FINISCE QUI…
Sull’Espresso di qualche settimana fa c’era un articoletto che spiega che recentemente il Parlamento ha votato all’UNANIMITA’ e senza astenuti un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa € 1.135,00 al mese. Inoltre la mozione e stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali.


STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE


STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese


PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)


RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese


INDENNITA’ DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00) TUTTI ESENTASSE


+


TELEFONO CELLULARE gratis


TESSERA DEL CINEMA gratis


TESSERA TEATRO gratis


TESSERA AUTOBUS – METROPOLITANA gratis


FRANCOBOLLI gratis


VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis


CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis


PISCINE E PALESTRE gratis


FS gratis


AEREO DI STATO gratis


AMBASCIATE gratis


CLINICHE gratis


ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis


ASSICURAZIONE MORTE gratis


AUTO BLU CON AUTISTA gratis


RISTORANTE gratis (nel 1999 hanno mangiato e bevuto gratis per Euro 1.472.000,00).


Intascano uno stipendio e hanno diritto alla pensione dopo 35 mesi in parlamento mentre obbligano i cittadini a 35 anni di contributi (41 anni per il pubbico impiego)


Circa Euro 103.000,00 li incassano con il rimborso spese elettorali (in violazione alla legge sul finanziamento ai partiti), più i privilegi per quelli che sono stati Presidenti della Repubblica, del Senato o della Camera. (Es: la sig.ra Pivetti ha a disposizione e gratis un ufficio, una segretaria, l’auto blu ed una scorta sempre al suo servizio)


La classe politica ha causato al paese un danno di 1 MILIARDO e 255 MILIONI di EURO.


La sola camera dei deputati costa al cittadino Euro 2.215,00 al MINUTO !!

martedì 10 gennaio 2012

UCCIDONO LENTAMENTE

UMBRIA DISABILI GRAVI: QUANDO LE ISTITUZIONI "UCCIDONO" LENTAMENTE ...


.pubblicata da Disabile Libero il giorno lunedì 9 gennaio 2012 alle ore 16.04.Sono trascorsi esattamente 6 mesi dalla manifestazione dei malati di SLA organizzata dall'AISLA nel consiglio regionale deL'Umbria.Quella mattina il clima era davvero pessimo ,l'aria irrespirabile ,la temperatura vicina ai 40 gradi.Quelle condizioni climatiche minarono in modo irreversibile la salute di alcuni dei malati presenti,uno dei partecipanti GIULIO GALLI morì pochi giorni dopo . I malati e i loro famigliari ,furono costretti a compiere un gesto così clamoroso a causa della condotta omissiva ,elusiva ,delle istituzioni regionali ,il disegno di legge che disciplinava l'assegno di cura giaceva in III commissione da mesi .L'assegno ,come molti di noi sanno ,ha il compito di alleviare e sostenere il carico di cura della famiglia ,permettendo di assumere e remunerare dignitosamente un assistente famigliare,in quanto è altresi noto ,che l'impegno di cura a favore dei malati è piuttosto considerevole ,spesso finanziariamente insostenibile ,si parla di cifre prossime ai 6000 euro al mese.Tutte le reginioni italiane ,tranne poche, rare eccezioni ,erogano gli assegni ,li erogano non solo ai malati di SLA ,ma a tutti coloro che si trovano in condizioni di grave disabilità.Nel corso della seduta consigliare concomitante alla manifestazione ,fu strappata l'approvazione di un ordine del giorno nel quale la maggioranza si impegnava a disciplinare la previsione dell'assegno ,lo strumento prescelto non sarebbe stata una legge ,ma bensì una traballante delibera ,per di più ,delibera che intruduceva una sorta di sperimentazione della durata di un anno ,quindi nulla di definitivo e nulla di estendibile agli altri disabili



gravi .Quindi ,scelte discutibili e palesemente discriminatorie ,quasi con l'intento mal celato di alimentare una guerra tra disperati . Secondo voi a distanza di 6 mesi qual'è lo stato dell'arte ?Nulla ,nessun segnale ,niente assegno ,famiglie e malati ancora nel guado !Voi direte - Beh c'è la crisi ,la regione non trova i soldi - No ! I soldi erano già pronti a maggio 2011,la regione poteva metterne dei suoi ,ma no lo fece ,aspettò il riparto del fondo sanitario nazionale per il 2011 ,i fondi ,circa 300.000 euro ,erano e sono già disponibili da allora.Sembra alquanto difficile credere ,che una regione con un bilancio prossimo ai 3 miliardi di euro, incontri tutte queste difficolta a raccimolarne poche decine di migliaia al fine di alleviare la sofferenza di queste famiglie .Sembra difficile crederlo anche in ragione del fatto che, ogni anno, vengono indetti appalti che ,complessivamente, raggiungono le centinaia di milioni di euro in favore delle varie coop ,appalti per la gestione delle strutture residenziali e semiresidenziali ,appalti ,che prevedono contributi pubblici



per ogni singolo disabile ospite in struttura per migliaia di euro al mese .Tutti conoscono i vantaggi ,in termini di risparmio che gli assegni di cura portano alle casse regionali,ma tutti o quasi ,in questa regione ,continuano ad ignorare ,eclissare ,tacere .Mi raccontava ,un sindacalista di fuori regione che lotta in favore dei diritti delle persone con handicap ,delle straordinarie difficoltà che ha incontrano in Umbria nell' organizzare le attività del suo sindacato ,ai soui occhi è apparso subito il meccanismo consociativo estremo che di fatto



blocca e mina la naturale vita democratica ed istituzionale .In Umbria ,a suo dire,non c'è ne maggioranza ne opposizione ma un miscuglio malsano , aveva incontrato molte meno difficoltà in Sicilia e Campania.Posto in questi termini il quadro parrebbe disperato ,ma in realtà non è così .L'assegno di cura ,l'assistenza domiciliare indiretta ,sono figure previste da leggi e norme nazionali ,il fatto che vi sia o meno una delibera regionale ,comunale ,provinciale che ne disciplini i dettagli, è quasi irrilivante .Le leggi in questione sono la 328 del 2000 e la 162 del 1998 ,leggi che in Umbria ,vengono completamente disattese nelle parti in cui favoriscono



concretamente la libera scelta dei disabili e delle famiglie su come disporre dei finanziamenti relativi all'assistenza.Finanziamenti non pochi per la verità,a loro destinati dal fondo sanitario nazionale, e comunque ,anche i comuni possono disporre di risorse proprie



per coprire adeguatamente certe situazioni .Ai cittadini Umbri non rimane che un unico valido strumento per ottenere la tutela dei loro diritti ,affidare ad un legale competente in materia ,l'intera questione ,avendo cura di scegliere oltre che in ragione della compenza anche con riferimento,per quanto possibile,all'indipendenza .E'necessario scegliere un legale che non anteponga interessi e collusioni poco trasparenti alla deontologia ,che non inganni e tergiversi sulle possibilità che la legge offre per la tutela di queste persone e delle loro famiglie ,le cui rivendicazioni,per la legge e i tribunali italiani sono



assolutamente concrete ,rivendicazioni che per la grettezza ,il cinismo ,la corruzione di alcuni politici ed amministratori pubblici ,debbono necessariamente trovare risposte e tutele nei palazzi di giustizia .













.

"Assedio sla in regione ,assegno di cura subito ! "

UMBRIA BUROCRAZIA SALATA

OGNI ANNO TRECENTO MILIONI AI PARTITI


giovedì 5 gennaio 2012

ANCHE LA SEDICESIMA POVERETTI ........

Palazzo Madama, sede del Senato


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Ai dipendenti del Senato anche la "16^". Il Quirinale costa dieci volte più della presidenza tedesca

di Michael Pontrelli

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Dopo i dati diffusi ieri sulle pagine del Corriere della Sera da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella nuove “rivelazioni” sui privilegi dei dipendenti del Senato vengono portate alla luce oggi dal Sole 24 Ore. In un articolo di Mariolina Sesto i lettori del quotidiano vengono informati del fatto che ai dipendenti di Palazzo Madama viene riconosciuta addirittura una sedicesima mensilità.

“Il regolamento sul personale del Senato, all'articolo 17 comma 3 – scrive Mariolina Sesto - la chiama ‘indennità compensativa di produttività’ ma di fatto equivale a una mensilità aggiuntiva rispetto alle quindici di cui si compone lo stipendio dei dipendenti di entrambi i rami del Parlamento”. Oltre alle classiche tredicesima e quattordicesima riscosse a dicembre e a giugno “i lavoratori di Camera e Senato incassano infatti la quindicesima: una mensilità il cui importo viene spalmato nelle buste paga di aprile e settembre”. La giornalista del Sole 24 Ore fa poi notare che la sedicesima “è anche pensionabile ovvero vale anche nel calcolo dell’assegno pensionistico”.

Ma Palazzo Madama non è l’unico centro eccellente di sprechi e privilegi. Il quotidiano il Giornale, in un articolo di Mario Cervi, punta oggi i riflettori sul Quirinale “un elefante di 2mila dipendenti” che costa ai cittadini 200 milioni di euro l’anno. Di questa spesa la retribuzione del Capo dello Stato è solo una minima parte (poco più di 239.000 euro). La maggior parte dei costi serve per sostenere una pletora di “consiglieri” del Presidente che non si sono limitati “a informarlo sui fatti riguardanti la loro competenza ma hanno finito per guidare complessi e affollati uffici con impiegati, segretarie, uscieri e auto blu”. Il risultato è che la Presidenza della Repubblica italiana costa ai cittadini “dieci volte più di quella tedesca”.

Nel frattempo Enrico Giovannini, presidente della commissione incaricata di comparare le retribuzioni dei parlamentari italiani con quelle dei colleghi europei, ieri è stato ricevuto per due ore da Mario Monti. Una nota di Palazzo Chigi ha reso noto che “il presidente del Consiglio ha preso atto dei rilievi formulati di cui il governo terrà conto per le successive determinazioni di propria competenza”. La nota potrebbe essere interpretata positivamente ma la realtà dei fatti è che l’esecutivo ha pochi poteri in merito in quanto la decisione sui tagli spetta al Parlamento.

E purtroppo i segnali che arrivano dalla “casta” non promettono nulla di buono. Per Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, “la relazione della commissione Giovannini dimostra l’infondatezza della campagna denigratoria contro i politici” e messaggi dello stesso tipo sono arrivati anche dal centro e da sinistra. La sensazione spiacevole è che, nonostante la crisi e nonostante i sacrifici richiesti ai comuni cittadini, i “privilegiati” ancora una volta potrebbero farcela.

CASTE E D'INTORNI

Caste e dintorni, uno stenografo del Senato guadagna più del Capo dello Stato: quasi 290mila euro all'anno


di Michael Pontrelli

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Nella crociata contro gli sprechi pubblici e contro i privilegi della classe politica un posto particolare è occupato da Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, i due giornalisti autori del best seller “la Casta” che ha scandalizzato l’opinione pubblica. Dalla pubblicazione del libro inchiesta è partita una campagna per ridurre i privilegi dei politici ma fino ad oggi, nonostante diversi tentativi, nulla è stato fatto. Nelle ultime ore il dibattito ha ripreso vigore grazie alla battaglia sull’adeguamento delle retribuzioni dei nostri parlamentari alla media europea. La vicenda ha ormai assunto i contorni di una “barzelletta” e prontamente Rizzo e Stella sono intervenuti nella bagarre con un articolo, pubblicato nella prima pagina del Corriere della Sera, in cui forniscono nuovi dettagli sugli sprechi del nostro Parlamento.

Sotto i riflettori dei due giornalisti sono finiti questa volta gli stipendi dei dipendenti di Montecitorio e Palazzo Madama che si collocano a livelli fuori da ogni logica d mercato. Il caso più eclatante è quello relativo alla retribuzione di uno stenografo del Senato che arriva “a sfiorare uno stipendio lordo di 290 mila euro”. Solo “2 mila euro meno di quanto lo Stato spagnolo dà a Juan Carlos di Borbone, 50 mila più di quanto, sempre al lordo, guadagna Giorgio Napolitano come presidente della Repubblica: 239.181 euro”.

Ma a portare a casa buste paghe da nababbi non sono solo gli stenografi. “Al lordo delle tasse e dei tagli tremontiani, un commesso o un barbiere possono arrivare a 160 mila euro, un coadiutore a 192 mila, un segretario a 256 mila, un consigliere a 417mila”. E non basta perché agli stipendi “si possono aggiungere anche le indennità”. Per esempio “alla Camera un capo commesso ha diritto a un supplemento mensile di 652 euro lordi che salgono a 718 al Senato. Un consigliere capo servizio di Montecitorio a una integrazione di 2.101, contro i 1.762 euro del collega di palazzo Madama”.

I due giornalisti spiegano che questi stratosferici stipendi vengono raggiunti grazie “ad assurdi automatismi che nell’arco della carriera consentono di quadruplicare in termini reali la busta paga”. I privilegi dei dipendenti del Parlamento proseguono poi anche con la pensione. “Meccanismi favorevolissimi di calcolo” producono “pensioni non meno spettacolari” degli stipendi.

Leggendo l’articolo di Rizzo e Stella sorge spontanea una domanda: perché tutto questo è stato possibile? La risposta dei due giornalisti coinvolge il ruolo dei sindacati. Solamente a Palazzo Madama "meno di 1000 dipendenti sono rappresentati da una decina di sigle sindacali". La forza di queste corporazioni in passato ha impedito qualunque tentativo di riforma. A dicembre “il consiglio di presidenza del Senato ha deciso che anche per i dipendenti in servizio si dovrà applicare il sistema del contributivo pro rata” ma “la decisione per diventare operativa dovrà superare lo scoglio di una trattativa fra l'amministrazione e le sigle sindacali”.

Ovviamente tutto questo non sarebbe potuto accadere senza la complicità della classe politica che è la principale responsabile di questo scandalo tutto italiano. Il risultato è riassunto bene da alcuni dati numerici elencati da Rizzo e Stella sul bilancio della Camera: “Nel 2010 la retribuzione media dei 1.737 dipendenti di Montecitorio, dall'ultimo dei commessi al segretario generale, era di 131.585 euro: 3,6 volte la paga media di uno statale (36.135 euro) e 3,4 volte quella di un collega (38.952 euro) della britannica House of Commons”.

04 gennaio 2012

LE CIFRE DELLA COMMISSIONE GIOVANNINI