giovedì 12 dicembre 2013

NON ERA IL MINIMETRO' CHE DOVEVA ELIMINARE IL TRAFFICO E RISOLVERE IL PROBLEMA POLVERI SOTTILI ?

All’Ill.mo sig.Prefetto della Provincia di Perugia, Dott.Antonio Reppucci
PEC: protocollo.prefpg@pec.interno.it
per conoscenza: vincenzo.ferzoco@interno.it
All’Ill.mo sig.Prefetto della Provincia di Terni, Dott.Gianfelice Bellesini
PEC: protocollo.preftr@pec.interno.it
per conoscenza: rita.stentella@interno.it
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OGGETTO: Emergenza smog nei Comuni di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello, Spoleto, Magione, Gubbio, Narni, Torgiano. Inerzia dei Sindaci. Richiesta di intervento e di esercizio dei poteri sostitutivi.
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L’Associazione ITALIA NOSTRA ONLUS, Consiglio Regionale Umbro, in persone del suo Presidente regionale, Avv. Gianfranco Angeli, e del suo Vicepresidente regionale Avv.Urbano Barelli, elettivamente domiciliata presso quest’ultimo in Perugia alla Via Cesare Beccaria, n.11,
PREMESSO CHE
(A)
a) con deliberazione del Consiglio Regionale 9 Febbraio 2005, n° 466 è stato approvato il “Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria” in attuazione dell’allora D.Lgs. 4 Agosto 1999, n° 351 e D.M. 1° Ottobre 2002, n° 261;
b) la realizzazione di detto Piano è stata effettuata secondo le seguenti fasi:
- fase conoscitiva: definizione delle caratteristiche del territorio, inventario delle emissioni inquinanti dell’aria, analisi dei dati rilevati dalla rete di rilevanti, quantificazione della qualità dell’aria;
- fase valutativa: confronti del quadro della qualità dell’aria emerso dalla fase conoscitiva con gli standard di qualità dell’aria esistenti, suddivisione del territorio regionale in zone rispetto agli standard, confronto del quadro emissivo con le prescrizioni di Legge ed accordi nazionali ed internazionali;
- fase previsiva: analisi effetti futuri delle misure, previsioni delle emissioni di inquinanti dell’aria negli anni futuri (5-15 anni), valutazione della qualità dell’aria;
- fase propositiva: obiettivi da raggiungere, definizioni delle strategie per il raggiungimento degli obiettivi, previsioni delle emissioni inquinanti dell’aria negli anni futuri, individuazioni di priorità, responsabilità e tempistica per l’applicazione del piano nonché delle misure amministrative e relative alla diffusione del piano;
- fase attuativa: attuazioni delle differenti misure di piano, monitoraggio dei risultati relativi
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all’applicazione del piano, aggiornamento dell’inventario delle emissioni e monitoraggio;
- fase di verifica: verifica periodica dei risultati del piano, aggiornamento ed integrazione del piano;
c) per la gestione del Piano sono stati individuati tre livelli:
- il primo: denominato ‘struttura locale’ deputato alla gestione dell’informazione, identificato con le strutture dell’ARPA;
- il secondo: denominato ‘amministrazione di sistema’ deputato alla gestione del primo in termini di funzionalità del sistema stesso e di verifica dei flussi informativi, identificato con le strutture dell’ARPA,
- il terzo: ‘responsabile della pianificazione’ deputato al coordinamento di tutte le attività ai fini della pianificazione, identificato con le strutture della REGIONE UMBRIA (pag. 183 e segg. della Deliberazione)
d) con l’applicazione di dette misure si doveva raggiungere nell’arco di 10 anni la riduzione consistente delle emissioni inquinanti (pag. 166 e 168);
e) infine, si prevedeva una costante partecipazione del pubblico nel corso dell’applicazione del Piano e del suo monitoraggio;
(B)
a) in data 11 Giugno 2008 veniva pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, la Direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 Maggio 2008 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa nell’ambito del sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente, adottato con la decisione n. 1600/2002/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 luglio 2002, che sancisce la necessità di ridurre l'inquinamento a livelli tali che limitino al minimo gli effetti nocivi per la salute umana, con particolare riferimento alle popolazioni sensibili, e per l'ambiente nel suo complesso, di migliorare le attività di monitoraggio e valutazione della qualità dell'aria, compresa la deposizione degli inquinanti, e di informare il pubblico;
b) scopo della Direttiva 2008/50/CE è di tutelare il diritto alla salute umana e dell'ambiente nel suo complesso, eliminando alla fonte l'emissione di inquinanti nonché individuando e attuando le più efficaci misure di riduzione delle emissioni a livello locale, nazionale e comunitario ammonendo sul rischio che l'inquinamento atmosferico rappresenta per l’uomo, per la natura e per gli ecosistemi naturali. con particolare attenzione al materiale particolato sottile (PM2,5) che ha impatto molto negativo sulla salute umana;
c) obiettivi della Direttiva sono quelli indicati all’art. 1 e in particolare:
1) definire e stabilire obiettivi di qualità dell'aria ambiente al fine di evitare, prevenire o
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ridurre gli effetti nocivi per la salute umana e per l'ambiente nel suo complesso;
2) valutare la qualità dell'aria ambiente negli Stati membri sulla base di metodi e criteri comuni;
3) ottenere informazioni sulla qualità dell'aria ambiente per contribuire alla lotta contro l'inquinamento dell'aria e gli effetti nocivi e per monitorare le tendenze a lungo termine e i miglioramenti ottenuti con l'applicazione delle misure nazionali e comunitarie;
4) garantire che le informazioni sulla qualità dell'aria ambiente siano messe a disposizione del pubblico;
5) mantenere la qualità dell'aria ambiente, laddove sia buona, e migliorarla negli altri casi;
6) promuovere una maggiore cooperazione tra gli Stati membri nella lotta contro l'inquinamento atmosferico;
(C)
a) lo Stato Italiano con Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155, in Suppl. Ordinario n. 217 alla Gazz. Uff., 15 Settembre, n. 216, in vigore dal 1 Ottobre 2010, ha dato attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa;
b) detto Decreto Legislativo prevede che:
- le funzioni amministrative relative alla valutazione ed alla gestione della qualità dell'aria ambiente competono allo Stato, alle Regioni e alle Province autonome e agli Enti locali, nei modi e nei limiti previsti dal decreto stesso;
- le Regioni e le Province autonome adottino Piani e misure (art. 9, 10 e 13) previa valutazione della qualità dell’aria volti al perseguimento degli obiettivi con la predisposizione di Piani d’azione nei quali prevedere gli interventi da attuare nel breve termine diretti a ridurre il rischio o a limitare la durata del superamento prevedendo anche interventi finalizzati “a limitare oppure a sospendere le attività che contribuiscono all’insorgenza del rischio di superamento dei valori limite, dei valori obiettivo e delle soglie di allarme” (cfr. art. 10);
- le modalità e procedure di attuazione dei Piani (art. 11):
o al comma 3 che “all'attuazione delle previsioni contenute nei piani in merito alla limitazione della circolazione dei veicoli a motore, ai sensi del comma 1, lettera a), provvedono i sindaci o la diversa autorità individuata dalle regioni o dalle province autonome. In caso di inerzia, provvedono in via sostitutiva le regioni o le province autonome o la diversa autorità' individuata dalle regioni o dalle province autonome ai sensi della vigente normativa regionale. La normativa regionale stabilisce idonee forme di raccordo e coordinamento tra regioni o province
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autonome ed autorità competente ad adottare i provvedimenti di limitazione della circolazione. Le modalita' e la durata delle limitazioni devono essere funzionali alle finalita' dei diversi piani di cui agli articoli 9, 10 e 13. Le ordinanze di cui all'articolo 7, comma 1, lettere a) e b), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, possono essere adottate dai sindaci per motivi connessi all'inquinamento atmosferico nei casi e con i criteri previsti dal presente comma. Resta fermo, in assenza dei piani di cui agli articoli 9, 10 e 13 o qualora i piani non individuino i casi ed i criteri di limitazione della circolazione dei veicoli a motore, il potere del sindaco di imporre tali limitazioni per motivi connessi all'inquinamento atmosferico attraverso le ordinanze previste dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. I sindaci possono comunque vietare la circolazione nei centri abitati per tutti gli autoveicoli che non hanno effettuato il controllo almeno annuale delle emissioni secondo le procedure fissate dal decreto Ministro dei trasporti e della navigazione 5 febbraio 1996”;
o al comma 5 che “all'attuazione delle previsioni contenute nei piani, nei casi non previsti dai commi 3 e 4, procedono le regioni, le province autonome e gli enti locali mediante provvedimenti adottati sulla base dei poteri attribuiti dalla legislazione statale e regionale. Resta ferma, a tal fine, la ripartizione dei poteri previsti dalla vigente normativa”;
- i valori limite e i livelli critici devono rispettare l’allegato X richiamato dagli art. 7, 9, 10 e 16 del D.Lgs. 13 Agosto 2010, n° 155 indica tre “valori limiti” per il PM 10 ossia:
o quello giornaliero: 50 μg/m3 ;
o quello annuale: non superare più di 35 volte il valore giornaliero; b) quello annuale media: 40 μg/m3;
(D)
L’art. 7 del Decreto legislativo 30 Aprile 1992, n° 285 disciplina le ordinanze del Sindaco nell’ambito dei centri abitati potendo lo stesso “limitare la circolazione di tutte o di alcune categorie di veicoli per accertate e motivate esigenze di prevenzione degli inquinamenti e di tutela del patrimonio artistico, ambientale e naturale” mentre per i tratti di strade non comunali che attraversano centri abitati, i provvedimenti indicati nell'art. 6, commi 1 e 2, sono di competenza del Prefetto e quelli indicati nello stesso articolo, comma 4, lettera a) , sono di competenza dell'ente proprietario della strada. Inoltre “I comuni, con deliberazione della giunta, provvedono a delimitare le aree pedonali e le zone a traffico limitato tenendo conto degli effetti del traffico sulla sicurezza della circolazione, sulla salute, sull'ordine pubblico, sul patrimonio ambientale e culturale e sul
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territorio. In caso di urgenza il provvedimento potrà essere adottato con ordinanza del sindaco, ancorché di modifica o integrazione della deliberazione della giunta. Analogamente i comuni provvedono a delimitare altre zone di rilevanza urbanistica nelle quali sussistono esigenze particolari di traffico, di cui al secondo periodo del comma 8. I comuni possono subordinare l'ingresso o la circolazione dei veicoli a motore, all'interno delle zone a traffico limitato, anche al pagamento di una somma.”
(E)
L’art. 6 del Decreto legislativo 30 Aprile 1992, n° 285 disciplina i provvedimenti del Prefetto nell’ambito della “Regolamentazione della circolazione fuori dei centri abitati” potendo per l’appunto il Prefetto “per motivi di sicurezza pubblica o inerenti alla sicurezza della circolazione, di tutela della salute, nonché per esigenze di carattere militare … sospendere temporaneamente la circolazione di tutte o di alcune categorie di utenti sulle strade o su tratti di esse”.
(F)
Il Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (in Suppl. ordinario n. 162, alla Gazz. Uff., 28 settembre, n. 227). – “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali” prevede: all’art. 50 che comma 4 e comma 5: “Il sindaco esercita altresì le altre funzioni attribuitegli quale autorità locale nelle materie previste da specifiche disposizioni di legge. In particolare, in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunità locale”; all’art. 54 che“Il sindaco, quale ufficiale del Governo, sovrintende: a) all'emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalla legge e dai regolamenti in materia di ordine e sicurezza pubblica; b) allo svolgimento delle funzioni affidategli dalla legge in materia di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria; c) alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto…..”; e al comma 4 che “Il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato provvedimenti, anche contingibili e urgenti nel rispetto dei princìpi generali dell'ordinamento al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità pubblica e la sicurezza urbana.” ; nonché al comma 6 che “In casi di emergenza, connessi con il traffico o con l'inquinamento atmosferico o acustico, ovvero quando a causa di circostanze straordinarie si verifichino particolari necessità dell'utenza o per motivi di sicurezza urbana, il sindaco puo' modificare gli orari degli esercizi commerciali, dei pubblici esercizi e dei servizi pubblici, nonche', d'intesa con i responsabili territorialmente competenti delle amministrazioni interessate, gli orari di
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apertura al pubblico degli uffici pubblici localizzati nel territorio, adottando i provvedimenti di cui al comma 4.”; e al comma 9, secondo paragrafo, che “ Nell'ambito delle funzioni di cui al presente articolo, il prefetto può altresì disporre ispezioni per accertare il regolare svolgimento dei compiti affidati, nonché per l'acquisizione di dati e notizie interessanti altri servizi di carattere generale”; ed infine al comma 11 che “Nelle fattispecie di cui ai commi 1, 3 e 4, nel caso di inerzia del sindaco o del suo delegato nell'esercizio delle funzioni previste dal comma 10, il prefetto puo' intervenire con proprio provvedimento”;
VISTO CHE
- la Regione dell’Umbria con Deliberazione del Consiglio Regionale 9 Febbraio 2005, n° 466 ha approvato il Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria”;
- le misure individuate dal predetto Piano avevano lo scopo di conseguire entro il 2010 il risanamento ovvero il mantenimento della qualità dell’aria;
- il D.Lgs. 4 Agosto 1999, n° 351 è stato sostituto dal D.Lgs. 13 Agosto 2010, n° 155 che ha recepito la direttiva 2008/50/CE e ha individuato i valori limiti, tra l’altro, per il PM 10;
- ai fini dell’art. 1 del D.Lgs. 13 Agosto 2010, n° 155 la dizione “valori limiti” attiene alle “concentrazioni nell’aria ambiente di biossido di zolfo, biossido di azoto, benzene, monossido di carbonio, piombo e PM10”;
- l’art. 2 del D.Lgs. 13 Agosto 2010, n° 155 alla lett. h) ha attribuito la definizione di “valore limite” relativo alle polveri sottili ovvero PM10 e PM2,5 ossia: “livello fissato in base alle conoscenze scientifiche, incluse quelle relative alle migliori tecniche disponibili, al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, che deve essere raggiunto entro un termine prestabilito e che non deve essere successivamente superato”;
- l’Allegato XI richiamato dagli art. 7, 9, 10 e 16 del D.Lgs. 13 Agosto 2010, n° 155 indica tre “valori limiti” per il PM 10 ossia:
- quello giornaliero: 50 μg/m3 ;
- quello annuale: non superare più di 35 volte il valore giornaliero;
- quello annuale media: 40 μg/m3 ;
- la Corte di Giustizia della UE ha già condannato una prima volta l’Italia perché l’Umbria, insieme ad altre regioni, ha violato i limiti imposti per la qualità dell’aria per gli anni 2005 e 2006 (sentenza 19 dicembre 2012, n. C-68/11);
CONSIDERATO CHE
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 nonostante l’approvazione nell’anno 2005 del Piano regionale le strategie e le misure ivi indicate non sono state attuate da parte dell’Ente pubblico;
 come risulta dal sito internet dell’ARPA Umbria, dal 1° Gennaio 2013 le stazioni di rilevamento di Terni – Le Grazie è arrivata a 47 superamenti, quella di Terni – Carrara a 36 superamenti e quella di Terni – Borgo Rivo a 35 superamenti giornalieri per le PM 10, mentre grave è la situazione anche delle altre città umbre;
 la scrivente associazione Italia Nostra onlus, Consiglio Regionale Umbro, ha inviato a mezzo PEC ai Sindaci di Perugia, Terni, Città di Castello, Foligno, Magione, Gubbio, Spoleto, Narni e Torgiano, una prima diffida il giorno 7 dicembre ed una seconda diffida ad intervenire il giorno 9 dicembre 2013 senza ottenere alcun riscontro dai suddetti Sindaci e senza che ci sia stato un qualche provvedimento dei medesimi;
 oggi, 11 dicembre 2013, le stazioni di rilevamento dell’ARPA Umbria registrano per il settimo giorno consecutivo il superamento dei limiti di legge a Terni, Città di Castello e Foligno, per il sesto giorno consecutivo a Perugia e Narni e per il quinto giorno consecutivo a Gubbio;
 il protocollo d’intesa sottoscritto dalla Regione Umbria e i Comuni umbri prevede che dopo tre superamenti e con condizioni climatiche sfavorevoli i Sindaci adottano i provvedimenti di limitazione del traffico e gli altri provvedimenti utili a tutela della salute dei cittadini;
 con soli quattro giorni di superamento dei limiti il Comune di Roma ha disposto lo stop ai veicoli più inquinanti e, dal 10 dicembre, le targhe alterne; il Sindaco Marino ha dichiarato che “il ricorso alle targhe alterne è un intervento obbligato che tutela le persone più fragili: i bambini, le donne in gravidanza, le persone anziane, i cardiopatici e, più in generale, tutti coloro che hanno gravi patologie respiratorie“;  il 17 ottobre 2013 l’Agenzia di ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente lo smog agente cancerogeno e lo ha inserito tra le sostanze pericolose di classe 1 (la più elevata e pericolosa); secondo la stessa Agenzia, lo smog solo nel 2010 ha causato 220 mila morti;  secondo il recentissimo studio pubblicato lunedì scorso, 9 dicembre, sul sito dell’autorevole rivista Lancet, l’esposizione prolungata alle polveri prodotte dagli scarichi di veicoli, dalle industrie, e dagli impianti di riscaldamento, anche al di sotto delle attuali limiti permessi dalle leggi in vigore in Italia e nell’Unione Europea, può essere più nociva e mortale di quanto si pensava finora;
RICHIAMATO
il D.Lgs. 18 Agosto 2000, n° 267 e il D.Lgs. 30 Aprile 1992, n° 285 e la citata normativa nazionale ed europea.
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*****
Tutto ciò premesso, visto, considerato e richiamato, Italia Nostra onlus, Consiglio Regionale Umbro,
CHIEDE
all’Ill.mo Sig. Prefetto di Perugia, Dott.Antonio Reppucci, e all’Ill.mo Sig. Prefetto di Terni, Dott.Gianfelice Bellesini, di disporre, con la possibile urgenza dovuta all’emergenza sopra descritta, le ispezioni per accertare il regolare svolgimento dei compiti affidati al Comune di Perugia, Terni, Foligno, Città di Castello, Spoleto, Magione, Gubbio, Narni e Torgiano, nonché di adottare i dovuti poteri sostituitivi volti a garantire negli stessi Comuni l’applicazione della Deliberazione del Consiglio Regionale 9 Febbraio 2005, n° 466, del D.Lgs. 13 Agosto 2010, n° 155 e dalla Direttiva n° 2008/50/CE al fine di evitare, prevenire o ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici nocivi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso.
Con osservanza.
Perugia, 11 dicembre 2013
F.to Avv.Gianfranco Angeli, Presidente di Italia Nostra Umbria
F.to Avv.Urbano Barelli, Vicepresidente di Italia Nostra Umbria

mercoledì 11 dicembre 2013

ADDIZZIONALE REGIONALE IRPEF

Il Consiglio regionale ha approvato con 19 sì e 10 no (FI, Ncd, Udc, Lega nord) le “Disposizioni in materia di addizionale regionale Irpef” predisposte dalla Giunta di Palazzo Donini. Bocciato invece
l'emendamento presentato dalle opposizioni (primo firmatario Nevi), che chiedeva di rivedere l'addizionale regionale prevedendo la diminuzione
dell'aliquota tra 15 e 55mila, l'invarianza tra 55 e 75 mila e un piccolo aumento (0,35
per cento) oltre i 75 mila euro. (Acs) Perugia, 11 dicembre 2013 – Il Consiglio regionale ha approvato con 19 sì e 10 no (FI, Ncd, Udc, Lega Nord) le “Disposizioni in materia di addizionale regionale Irpef” predisposte dalla Giunta di Palazzo Donini. Bocciato invece l'emendamento presentato dalle opposizioni (primo
firmatario Nevi), che chiedeva di rivedere l'addizionale regionale prevedendo la diminuzione dell'aliquota tra 15 e 55mila, l'invarianza tra 55 e 75
mila e un piccolo aumento (0,35 per cento) oltre i 75 mila euro. L'atto predisposto dall'Esecutivo regionale si basa sui cinque
scaglioni di reddito previsti dalla normativa nazionale (il primo fino a 15 mila euro, il secondo  fino a 28 mila, il terzo fino a 55 mila, il quarto fino a 75 mila euro, il quinto oltre i 75 mila) per prevedere una rimodulazione delle aliquote dell'addizionale regionale che “mantenendo l'invarianza
fiscale riduce il carico sulle fasce reddituali più deboli, introduce incrementi progressivi per scaglioni di reddito”. GLI INTERVENTI DAMIANO STUFARA (Prc-FdS): “SODDISFATTI CHE SI ARRIVI A DECISIONE DI MODIFICARE IN SENSO PROGRESSIVO IL PRELIEVO FISCALE. Da due anni chiedevamo di ridiscutere il prelievo fiscale perché si sta modificando la composizione socioeconomica dell'Umbria e la platea contributiva, siamo perciò soddisfatti che, seppure in ritardo, ci si arrivi a questa decisione  di modificare in senso maggiormente progressivo il prelievo fiscale, perché c’è un problema di redditi, e c’è un problema di giustizia sociale in questa regione, c’è un problema di come si distribuisce o redistribuisce una ricchezza che fa sì che oggi i redditi e i ceti medio bassi vivano le maggiori difficoltà in questo contesto. Ora, ovviamente, io so bene che il cambiamento che questo provvedimento introdurrà non risolverà la gran parte dei problemi di queste famiglie, lo voglio dire in maniera esplicita perché i numeri li conosciamo e abbiamo bisogno di una discussione che sia fra noi intellettualmente onesta, però a me pare un segnale importante che va nella direzione, appunto, a differenza di quanto non sia accaduto in questi anni a livello nazionale, di un’inversione di tendenza che tenta di prendere un po’ di risorse nei redditi alti e redistribuirle verso la gran parte dei cittadini della nostra Regione che pagheranno un po’ meno tasse, cioè l’80 per cento degli umbri avrà un beneficio, chiedendo un sacrificio piccolo al 20 per cento che sta meglio, a me sembra un’operazione politicamente interessante, anche se non cambierà radicalmente la vita dei nostri concittadini. Avremmo però preferito più coraggio per arrivare ad un extra-gettito da destinare al sociale, a chi non ha la casa, ai non autosufficienti, e ci aspettiamo adesso che si trovino nel bilancio le risorse per chi vive questi gravi problemi. Poteva essere questa l'occasione”. OLIVIERO DOTTORINI (IdV): “IMPORTANTE CERCARE DI FARE LEVA SU SOGGETTI MENO ESPOSTI A RISCHIO PER TUTELARE LE FASCE PIÙ DEBOLI DELLA POPOLAZIONE. Non possiamo che essere d'accordo con quanto deciso dalla Regione in
materia di prelievo fiscale, ma continuiamo a ritenere che se da un lato è importante, pure in un momento di crisi, si persegua l’obiettivo dell’invarianza fiscale, è altrettanto importante cercare di fare leva su soggetti meno esposti a rischio per tutelare le fasce più deboli della popolazione che vedranno inevitabilmente diminuire la qualità e la quantità dei servizi offerti. Si tratta in definitiva della capacità di una società e di una comunità di offrire una risposta seria e equa a una situazione che vede la propria parte più debole in grande difficoltà, togliere qualcosa ai più facoltosi per darlo agli ultimi, a chi si trova a fare i conti con un
bambino in difficoltà, a chi deve accudire persone anziane, o non autosufficienti. Per esempio, non c’è cosa più ingiusta che fare parti uguali tra disuguali, avrebbe detto don Lorenzo Milani, non c’è cosa più rischiosa, aggiungiamo noi, che tentare di colmare la voragine finanziaria sui servizi sociali creata dal Governo Berlusconi attraverso operazioni di ingegneria finanziaria che impediranno ai cittadini di comprendere che cosa sta realmente accadendo nel nostro Paese riguardo al sistema di welfare e dei servizi. In concreto, il provvedimento oggi in esame produce una diminuzione o un’invarianza del peso fiscale sulla fascia di cittadini con un reddito inferiore archeologici 30mila euro, stiamo parlando dell'80 per cento
degli umbri. D’altra parte, anche per buona parte degli umbri, che invece vedono incrementare la pressione dell’addizionale Irpef regionale, l’aumento è talmente contenuto da apparire impercettibile, si tratta infatti di aumenti che, relativamente a quel 18 per cento di cittadini con redditi compresi tra 30 e 75mila euro annui, arrivano al massimo a 10 euro al mese, uno sforzo
che ci sembra, francamente, sopportabile. Da un lato la rimodulazione in senso progressivo delle aliquote appare sacrosanta, dall’altro lato la decisione di mantenere inalterato il gettito complessivo non ci permette di disporre
di un tesoretto che sarebbe risultato sicuramente utile nella prossima manovra di bilancio. Quella che ci aspetta infatti sarà una manovra con un raggio di azione assai limitato, con le risorse a libera destinazione che ammonteranno appena a 14 milioni di euro, lo 0,7 per cento del totale, da destinare in modo discrezionale a spese settoriali o alle coperture previste dalle varie leggi regionali”. RAFFAELE NEVI (FI): “L'AUMENTO DELLE TASSE PER I REDDITI MEDIO ALTI
DECISO DALLA SINISTRA RADICALE. TAGLIARE LA SPESA PUBBLICA - Seppure le Regioni contribuiscono in minima parte alla contribuzione fiscale per imprese e famiglie, quella messa in atto dall'Umbria è una manovra finanziaria a
tutti gli effetti che noi intendiamo contestare e contrastare. Perché anche con questo intervento si dimostra che non è vero che la sinistra è a favore dei più deboli e che noi lo siamo dei ricchi. La decisione di aumentare l'addizionale Irpef per i redditi medio alti è stata presa ascoltando,
come sempre, la sinistra radicale, azionista decisiva di questa maggioranza, ma anche una parte del sindacato che non si ferma soltanto alla Cgil e che comprende pure una parte della Cisl. Quella di alzare le tasse, invece di intervenire sulla spesa pubblica improduttiva, è la classica impostazione della sinistra che, vista la difficoltà di tagliare preferisce chiaramente, perché è più facile, tassare i cittadini. Sarebbe stato meglio prevedere una invarianza fiscale per tutti, invece, se per 163mila umbri la tassazione rimarrà invariata, per 102mila aumenteranno le tasse. La nostra controproposta è molto chiara e si basa su quattro ambiti di intervento dai quali ricavare i 4,5 milioni di euro necessari a coprire la manovra di abbattimento delle aliquote sui redditi da 15 mila a 28 mila euro: 2,5 milioni di euro, su un totale di 23 milioni destinati ad enti ed associazioni; 500 mila euro dai 64 milioni di spesa annuale per il
personale; 1,5 milioni di euro, su 18 milioni di spesa annua che la Regione destina
alle ex comunità montane, alla agenzia forestale e alle funzioni associate. In questo modo ci sarebbero addirittura maggiori benefici per le fasce più deboli, salvaguardando al contempo il ceto medio. Aumentando le tasse, solitamente poi diminuisce il gettito. È necessario liberare risorse attraverso operazioni legate alla sussidiarietà orizzontale, costruire reti di collaborazione con Fondazioni bancarie, prevedere interventi attraverso project financing. Di fatto prevedere maggiore collaborazione tra pubblico e privati. Vorrei anche ricordare che questa amministrazione regionale, ad inizio legislatura dichiarò ed assicurò che non avrebbe mai aumentato le tasse. Ma così non è stato. È necessario mettere in campo ogni strumento necessario a contrastare l'evasione fiscale evitando di accanirsi sulle persone perbene che le tasse le hanno sempre pagate e continuano a farlo”. MASSIMO BUCONI (Psi): “QUESTA MANOVRA OPERAZIONE EQUA. SI GUARDA CON MAGGIORE ATTENZIONE ALLE FASCE PIÙ DEBOLI E AL CETO MEDIO - Questo provvedimento e le discussioni a cui ha dato seguito, dimostra  la diversità tra destra e sinistra. La crisi sta mettendo a nudo le mistificazioni culturali ed economiche messe in atto dalla destra a livello governativo. Il mio gruppo politico da tempo ha abbandonato l'idea che pubblico è bello e privato è brutto. Bisogna però capire fino in fondo, studiando attentamente la situazione, quale dei due settori è realmente più economico, facendoli chiaramente 'giocare' con le stesse regole. Il
Governo Monti e successivamente quello attuale presieduto da Letta hanno dovuto scoprire tutto quello che fino ad allora era stato nascosto dal Governo Berlusconi, scoprendo la cruda realtà del debito pubblico, del deficit eccessivo, di uno spread altissimo. Per anni il centrodestra non ha affrontato i problemi. Alcuni provvedimenti, se affrontati 10-15 anni prima sarebbero stati sicuramente più efficaci per il sistema paese. Come pure mistificazione si continua a fare sul debito pubblico che proprio con i governi Berlusconi è andato fuori controllo. Non è vero che noi, oggi, aumentiamo in Umbria le tasse. Stiamo invece predisponendo, ad entrata fiscale invariata, una razionale redistribuzione di tassazione su diverse fasce di reddito, guardando con maggiore attenzione a quelle più deboli e al ceto medio. Il problema oggettivo è che, in Italia, non esiste un sistema fiscale utile ad accertare realmente la vera condizione degli italiani. Con un sistema ben regolato dallo Stato, che dia indicazioni precise su patrimonialità e redditualità dei cittadini, i ricchi, che  rappresentano un grande valore, contribuirebbero a diminuire la povertà degli stessi  poveri. L'auspicio è quello di prevedere la detrazione dell'iva
anche per i privati. Sarebbe un contributo fortissimo all'evasione. Questa manovra rappresenta un'operazione equa a differenza dell'emendamento del
centrodestra che vorrebbe sostanzialmente intervenire sul taglio dei contributi ad Enti
ed associazioni; sulla riduzione di risorse destinati a progetti per la tutela ambientale; sui contributi destinati allo sviluppo dell'Umbria e al
sostegno dell'economia privata (attraverso Sviluppumbria); sul taglio dei fondi
per interventi relativi all'istruzione universitaria. Non dobbiamo infine dimenticare che, da tempo, la Regione sta portando avanti importanti riforme per l'abbassamento della spesa pubblica”. ORFEO GORACCI (Comunista umbro): “CONDIVIDO IL CRITERIO DI PROGRESSIVITÀ FISCALE CONTENUTO NEL PROVVEDIMENTO DELLA GIUNTA. Si vanno a prendere le risorse là dove sono, a fronte di un progressivo impoverimento sociale. Molte le famiglie di lavoratori che hanno perso l'impiego e che vivono
con seicento euro al mese, ben altra la situazione di chi ha redditi da settantamila euro lordi all'anno. Votando questo provvedimento dobbiamo pensare anche a chi fuori di qui guarda noi trentuno che percepiamo dai centomila euro in su. Certo è che il peso fiscale non è equamente ripartito a causa dell'evasione ed elusione fiscale che nessuno dei governi finora succedutesi ha saputo eliminare. Centrodestra dice no al provvedimento e propone tagli ulteriori alla spesa pubblica, già  pesantemente penalizzata  e di cui sentiamo il peso anche in Umbria: nella scuola, università, trasporti, servizi pubblici  etc. La nostra Regione ha dimostrato poi di saper spendere con rigore nella sanità, superando Regioni del Nord e diventando, insieme ad altre due, punto di riferimento di spesa. Non considero il ceto medio  un avversario, né un soggetto da spennare fiscalmente, anzi la piccola imprenditoria soprattutto giovanile, va incentivata. Considero avversari le politiche sbagliate e mi auguro che l'aumento della ricchezza sociale e individuale non sia raggiunta a
scapito delle fasce sociali più deboli come ancora accade oggi, anche in questa situazione di crisi”. MANLIO MARIOTTI (PD): “ DALLA CRISI NON SI ESCE CON MENO RISORSE PUBBLICHE. Pensare che il provvedimento che portiamo a votazione stamattina sia in qualche maniera antesignano di una svolta fiscale tale da far dire dire a qualcuno che riappare lo spettro del comunismo e del prelievo di stato è una grossolana caricatura. Un diffuso malessere sociale riguarda un numero
sempre maggiore di soggetti sociali, a noi spetta il compito di dare segnali di attenzione, ma anche di impegno per risposte sostanziali a domande e
bisogni. Molti interventi critici del provvedimento sono sparametrati rispetto ai
suoi contenuti reali. Questo atto è in adempimento alla modifica che il Governo ha fatto rispetto alla esenzione della fascia di 15mila euro di reddito per tutti i contribuenti; è stato adottato nella scelta fatta un metodo che condivido, si è chiesto cioè di più a chi può permettersi di versare. Forse avremmo potuto fare qualcosa di più nei confronti dei redditi più bassi, ma in questo senso non voglio accentuare la critica e invito pure l'opposizione a fare altrettanto e a non usare  argomenti polemici nei confronti di quello che è un piccolo aumento di prelievo a chi può reggerne il peso. Avremmo potuto, forse, fare altri sforzi, e possiamo ancora farlo, per limare ancora altre spese e renderle più rigorose. Anche se molto in questo senso è già stato fatto: nella sanità, nei costi della politica ad esempio siamo riferimento nazionale. Se il senso dell'emendamento dell'opposizione fosse stato quello di raggiungere un obiettivo di
maggiore rigore ed efficienza avremmo potuto lavorarci insieme. Ma si è scelto di proporre un atto le cui coperture sono individuate tagliando sui fondi dell'Università, diritto allo studio, cultura, ricerca per non far
pesare quei 30/40 euro in più all'anno sulle spalle di chi ha redditi più sostenibili. Dalla crisi non si esce con meno risorse pubbliche, non è così che faremo ripartire la macchina italiana e umbra”. SANDRA MONACELLI (Udc): “UNA RIGIDITÀ SCHEMATICA DELLE FASCE NON RAPPRESENTA IL NOSTRO PAESE. NON CONVINCE L'OPERAZIONE ROBIN HOOD. Oggi
è in atto una revisione del concetto stesso di ceto medio. Serve una analisi approfondita del rischio che le fasce di vulnerabilità hanno e delle modifiche sociali intercorse. Il reddito di 60 mila euro non rappresenta l'identificazione del ceto medio, anche perché bisognerebbe vedere quale famiglia gode di quel reddito: se un solo soggetto o una famiglia numerosa. Quindi una rigidità schematica sull'applicazione delle fasce non
rappresenta il nostro Paese. Non mi convince l'interpretazione dell'operazione
Robin Hood, non si capisce chi sono i ricchi e come si fa a determinare quale
siano gli aumenti di tassazione che possono essere ritenuti marginali. Non guardiamo solo ai tagli e agli sprechi degli altri, ma vediamo quelli di
casa nostra. Va allontanata l'idea del partito 'tassa e spendi',
contro cui si è mobilitato il movimento dei forconi. Mostrare attenzione ai redditi bassi ci trova d'accordo ma si vanno a prelevare risorse sempre sui soliti
soggetti, col rischio che il ceto medio finisca nella fascia di vulnerabilità e poi di povertà. Suggerisco la ricerca di soluzioni più complesse e difficili, più oculatezza nella spesa pubblica, riduzione dei costi energetici sulla scia
di quanto fatto dalla Provincia di Milano. Tutto questo per evitare di ricadere sempre sul filone della tassazione”. MASSIMO MANTOVANI (Ncd): “MOLTO RUMORE PER NULLA. QUESTA MANOVRA NON INCIDE IN MANIERA RILEVANTE SU PARTICOLARI CATEGORIE. Abbiamo firmato
l'emendamento presentato da Nevi perché intravediamo in questa operazione una linea di tendenza che non ci convince. Non certo perché vogliamo far impoverire i poveri e arricchire i ricchi. In Italia c'è il sistema  di tassazione
più oppressivo di tutta Europa. Questa è l'eredità della Prima Repubblica e
che la la Seconda non è stata in grado di invertire. Il debito pubblico italiano è decollato con l'istituzione delle Regioni. In quegli anni il debito pubblico è esploso e oggi è il terzo del mondo. Vige un contratto non scritto, in Italia, con alte tasse ai privati (nella consapevolezza
tollerata dell'evasione) e un reddito basso nel pubblico ai cui dipendenti si
chiede poco. Non si può certo dire che tutta la spesa pubblica si riferisce a sistemi che funzionano. È stata soprattutto la sinistra ad impedire il rientro del debito pubblico, illudendosi di difendere il proprio terreno e
il proprio terreno: qualsiasi tentativo di razionalizzazione della macchina pubblica veniva dipinto come un attacco alle istituzioni. In un momento come questo non vanno alzate le tasse ma prodotti risparmi e razionalizzazioni.
La politica ha il dovere di dare l'esempio: riprendendo una mia idea di 5
anni fa, proporremo una robusta riduzione dei costi della politica a partire dai consiglieri regionali. Potrò illustrare la proposta tra pochi giorni. Mi auguro che ci sarà la condivisione degli altri gruppi”. FABRIZIO BRACCO (assessore regionale): “LA DISCUSSIONE DI OGGI SI È INCENTRATA NEL RIPESCAGGIO DI TEOREMI ANTICHI SU DESTRA E SINISTRA PIUTTOSTO CHE SUI VERI CONTENUTI DEL PROVVEDIMENTO. L'unica legislatura che ha
portato ad una riduzione dell'imposizione fiscale è stata quella dal 1996 al
2001, che scelse di perseguire con determinazione l'evasione fiscale. Se
vediamo come sono applicate le aliquote nelle varie Regioni italiane, scopriremmo
che Campania e Calabria hanno una sola aliquota per tutti. Il Piemonte arriva fino all'1,1 per cento. La Lombardia ha lo 0,2 sotto i 15 mila e passa
allo 0,5 per tutti i redditi sopra i 28 mila euro. E queste sono tutte regioni governate dal centrodestra. Tolto il Veneto e le regioni a Statuto speciale, in tutti gli altri territori ci sono aliquote più alte dove governa il centrodestra. Questo smentisce i teoremi esposti fino ad ora. Giusto ieri il direttore dell'agenzia delle entrate ha parlato di 130 miliardi di euro
di evasione su un bilancio nazionale di 800. Il sistema fiscale italiano deve essere alleggerito, prendendo però i soldi dove ci sono e recuperando evasione. Non è vero che il debito italiano si è appesantito con le Regioni e con la riforma del titolo V della Costituzione. La spesa delle Regioni e degli enti locali è cresciuta per il trasferimento di funzioni che non è stato seguito dal trasferimento di personale e risorse. Le distorsioni sono prodotte da un sistema solo parzialmente riformato. La Regione Umbria ha ridotto molti dei suoi costi, dal personale alle consulenze, fino ai costi della politica (che dalla prossima legislatura regionale caleranno del 25
per cento mentre il Parlamento non ha fatto tagli). L'addizionale Irpef rappresenta solo il 10 per cento delle entrate
regionali, mentre il grosso viene dal bollo auto: il carico fiscale regionale è inalterato da anni, nonostante le difficoltà e i tagli successivi arrivati da Roma (il bilancio complessivo è diminuito di 200 milioni). Questa piccola manovra non grava sulla società regionale. Non riconosco la fotografia emersa durante i lavori: su 494 mila contribuenti umbri, 391 mila (il 79 per cento) non ricevono nessun aggravio. Molti anzi ricevono uno sgravio, seppur minimo. In Umbria abbiamo circa 20 mila contribuenti oltre i 55 mila euro, davvero questo è il ceto medio? Chi ha un reddito di 100mila euro dovrà pagare 17 euro in più al mese. Quanto alle proposte avanzate: che ci fosse un difficoltà del centrodestra verso cultura e ricerca era chiaro. Ma mi sorprende che si possano indicare per i tagli capitoli come l'Accademia
di Belle arti di Perugia alle manifestazioni culturali più significative fino alla fondazione 'Perugia Assisi 2019', fino al diritto allo studio e all'Adisu (nonostante il calo già in atto delle iscrizioni
all'Ateneo di Perugia). Ci impegniamo a razionalizzare la spesa, ma non certo intervenendo su quei capitoli. Sulla sanità: l'Umbria viene presa a riferimento nazionale. Si potranno fare ulteriori riforme ma non siamo nelle condizioni di dover ripianare deficit o introdurre tasse per sanare i bilanci. Ci sono problemi reali e gravi, come quelli ricordati da Dottorini e Stufara su anziani e emergenza abitativa: in sede di bilancio cercheremo di intervenire anche su questi argomenti”. SCHEDA. ADDIZIONALE IRPEF  Cinque sono gli scaglioni di reddito previsti dalla normativa nazionale: il primo fino a 15mila euro (nessuna maggiorazione), il secondo fino a 28mila (maggiorazione dello 0,40 per cento), il terzo fino a 55mila (+ 0,45 per cento), il quarto fino a 75mila (+ 0,50), il quinto oltre i 75mila euro (maggiorazione dello 0,60 per cento). A differenza di prima, quando l'addizionale Irpef quantificava una maggiorazione dello 0,2 per cento
da applicarsi sull'intero reddito, l'imposta verrà ora calcolata sulla
quota eccedente lo scaglione fino a 15mila euro, con consistenti sgravi per la seconda e terza classe di reddito (che rappresentano il grosso dei contribuenti) ed una lieve incidenza sul quarto.  L'84 per cento dei cittadini si trova dentro le “fasce protette “e la Regione Umbria, che poteva arrivare ad una maggiorazione dell'1,1 per cento, ha scelto lo
0,2. Se andiamo a vedere nel dettaglio, lo 0.4 per cento dovuto da chi percepisce un reddito annuale entro i 28mila euro (più di 400mila umbri), essendo calcolato solo sulla parte eccedente i 15mila di base, di fatto fa pagare lo 0,2 sull'intero ammontare. A 55mila euro l'anno, si pagano 63 euro,
ripartiti in dodici mesi. Chi si trova sopra i 100mila euro l'anno pagherà 180
euro al mese di addizionale. L'addizionale regionale Irpef fu disciplinata per la prima volta nel
2001 e la Regione Umbria la quantificò nello 0,2 per cento, da applicarsi all'intero reddito (con esclusione di quelli del primo scaglione).
L'imposta verrà ora calcolata sulla quota eccedente lo scaglione fino a 15 mila euro, “con sgravi per la seconda e terza classe di reddito (che rappresentano il grosso dei contribuenti, rispettivamente 163 mila e 228 mila) ed una lieve incidenza sul quarto”. PG/AS/TB/MP link alla not
izia:

martedì 3 dicembre 2013

PIANO PIANO VIENE FUORI LA VERITA'

E' DAL 1998 CHE , PRIMA APM E POI UMBRIA MOBILITA' HANNO USUFRUITO DI COPERTURE AD ALTI LIVELLI A DISCAPITO DEI LAVORATORI DEGLI UTENTI E NON ULTIMO DEI CITTADINI , ORA PIANO PIANO VIENE FUORI TUTTA LA VERITA' , UN MAGISTRATO UN GIORNO 2004 MI DISSE TESTUALI PAROLE " PER FERMARLI DEVONO FINIRE I SOLDI ED UN'ALTRA COSA CHE NON SI PUO' DIRE MA MOLTO GRAVE, SONO FINITI I SOLDI ED ADESSO NESSUNO VI PUO' METTERE UNA PEZZA E SONO SICURO CHE PRIMA DI NATALE NE VEDREMO DELLE BELLE , PECCATO CHE NESSUNO SAPRA' QUANTI DANNI SONO STATI FATTI A PARTIRE DAL 1998 AL 2008